Self-publishing: un'esperienza impegnativa, ma gratificante!
Suggerimenti pratici per chi cerca un'alternativa alle case editrici tradizionali, basati sull'esperienza diretta
Original in Italian; automatic translation into English available here.
Intro
Conosco tante persone per cui scrivere un libro è un vero e proprio “sogno nel cassetto”.
Che si tratti di narrativa, saggistica o qualsiasi altro genere, un libro unisce due aspetti fondamentali, per chi lo scrive. Da un lato, offre la possibilità di distillare alcune convinzioni, idee o semplicemente il proprio modo di pensare, rispondendo così ad un’esigenza che, in forme diverse, abbiamo tutti: esprimerci. Dall’altro, un libro è qualcosa di tangibile (soprattutto se cartaceo, ma anche in formato digitale): scrivere può generare così anche quella soddisfazione che prova un artigiano quando, dopo ore, giorni o settimane di lavoro, giunge alla conclusione di un proprio manufatto.
Storicamente ci sono state due vie per pubblicare un libro:
Affidarsi ad una casa editrice (a cui sottoporre un testo, oppure da cui ricevere un ingaggio)
Autopubblicare a proprie spese… mi verrebbe da dire, in versione 1.0
In realtà esiste da un po’ di tempo anche una terza via, che chiamerò autopubblicazione (o self-publishing) 2.0.
Molti di voi sanno che nel 2022 ho provato la prima strada; ma da ingegnere quale sono, essendomi reso conto della terza opzione e avendo una buona occasione, non mi sono potuto trattenere dal capire il funzionamento del self-publishing 2.0.
Del resto non si può parlare di dati e innovazione in maniera credibile… se non ci si sporca le mani. E questo è il risultato!
Questo articolo è l’occasione per raccontare l’esperienza mia e di Stefano Gatti (mio coautore) e fare qualche confronto tra il percorso più tradizionale e quello più innovativo.
Scrivere e assemblare il libro
Nel nostro caso, tutto è iniziato nel 2021 con l’opportunità di scrivere “La Cultura del Dato” per FrancoAngeli. Esperienza indubbiamente positiva e conclusa ad aprile 2022 con l’uscita del libro nelle librerie e online. In questo caso, siamo rimasti nel solco del percorso tradizionale, ma con un’accortezza: trattandosi di un editore con focus nazionale, io e Stefano ci siamo riservati di mantenere i diritti d’autore per possibili traduzioni in lingue diverse dall’italiano.
Partendo dalla base in italiano, ci siamo dovuti occupare di diversi aspetti:
Aggiornamento dei contenuti, con nuove interviste e un update doveroso, visto che il mondo dell’AI e dei dati avanza a grandi passi. E fino a qui, tutto semplice: siamo nel nostro mondo, o come direbbe qualcuno, nella nostra confort zone!
Traduzione. A partire da una prima versione tradotta in automatico, abbiamo effettuato tre revisioni successive, grazie ad una sorta di crowd-sourcing: diversi amici (in alcuni casi native english speakers) hanno contribuito alla traduzione di uno o più capitoli. Con un risultato che personalmente trovo estremamente fluido e leggibile.
Copertina, frutto della creatività dell’amico Alex Caselli di Visionlab (se pensate che sia ben riuscita… beh, sappiate che non è il suo mestiere: è con i droni e con la macchina fotografica che fa davvero meraviglie!)
Questo ci ha permesso di avere la sostanza… ma la forma non è stata scontata.
E-book e cartaceo (con print-on-demand!)
Abbiamo scelto di utilizzare la suite di Amazon per il self-publishing: esperienza straordinaria!
Sono due gli strumenti fondamentali:
Kindle Create: il software per convertire e “impaginare” un docx (ossia un documento Word ben formattato) in un EPUB (formato open per gli e-book) o meglio ancora in un KPF (il formato proprietario di Amazon, valido sia per gli e-book che per la stampa cartacea)
Kindle Previewer: lo strumento per simulare la visualizzazione dell’e-book su diverse tipologie di Kindle (o di device, visto che il software per leggere il formato kindle è disponibile su qualsiasi piattaforma)
In realtà la scelta non è stata così immediata: in prima battuta avevamo considerato una piattaforma diversa (Draft2Digital) che ha l’intrigante funzionalità di pubblicare cross-piattaforma (ad esempio non solo su Amazon, ma anche su Barnes & Noble e su Apple Books). Due problemi però ci hanno fatto desistere:
Grandi difficoltà di impaginazione (ad esempio per il rendering delle note a piè di pagina)
Alcuni vincoli sulla pubblicazione di libri non-fiction che si sono rivelati bloccanti
Senza entrare ulteriormente nel dettaglio, il succo è che l’esperienza con Draft2Digital è stata fallimentare e fonte di una discreta perdita di tempo, mentre quella interna ad Amazon è stata perfetta, con l’e-book disponibile in circa 30 minuti dalla pubblicazione, e il libro cartaceo disponibile 24 ore dopo!
Eh già, ho parlato di cartaceo: una delle feature più notevoli del self-publishing 2.0 è il cosiddetto print on demand. Quando un lettore ordina una copia di Data Culture da qualche parte nel mondo, la sua copia è stampata a fronte dell’ordine, in una stamperia vicina. Quindi niente magazzino, niente difficoltà nello stimare le copie (con libri non disponibili per settimane, oppure copie rimaste a marcire), niente problemi con l’invio di libri oltre oceano: la stampa è come se fosse a chilometro zero.
Marketing, royalties e controllo vendite
L’assenza di una casa editrice sposta ovviamente tutto l’onere del marketing sugli autori. Oltre a sfruttare i propri network (che siano nel mondo fisico o sui social networks), ci sono tante alternative che proveremo in futuro e che non abbiamo ancora esplorato.
Mentre parlando di vil denaro, tutto quanto ho raccontato è a costo fisso zero per gli autori, a differenza dell’auto-pubblicazione 1.0.
Le royalties sono molto diverse da quelle tradizionali. Se in media un autore è remunerato con il 6-10% del prezzo di copertina, nel mondo del self publishing andiamo dal 70% per gli e-book, al 60% per il cartaceo (a cui togliere però anche il costo di stampa on demand, arrivando tipicamente ad un 40-45%).
Infine un aspetto tutt’altro che marginale: nel mondo del self-publishing, il controllo sulle vendite è fantastico, con granularità a livello territoriale e aggiornamento quasi in tempo reale. Ad esempio, stiamo registrando più vendite nel Nord America che in Europa, mentre siamo vicini al 50/50 per quanto riguarda la divisione tra e-book e cartaceo.
Conclusioni
Sono sempre stato convinto che per imparare davvero, bisogna sporcarsi le mani! È fondamentale documentarsi e leggere (!), ma bisogna poi passare alla pratica, se ci si vuol rendere conto davvero di una tecnologia o di un’innovazione.
Con questo articolo, spero di aver dato qualche spunto a chi si appresta ad entrare nel mondo del self-publishing, o è semplicemente curioso. Quello che ne ho concluso (finora) è che si può fare! Anche se richiede tempo, motivazione e persistenza: ho accennato a qualche difficoltà e non ho mai pensato di gettare la spugna, ma non è stato per nulla facile!
Due sono i punti che mi piace evidenziare, per chiudere.
Io e Stefano abbiamo appena scalfito la punta dell’iceberg per quello che riguarda il marketing del libro: qualsiasi suggerimento è benvenuto… così come qualsiasi pubblicità al libro!
L’ultima riflessione è sul mercato editoriale: mi rendo conto di avere una conoscenza estremamente superficiale del settore, ma penso che self-publishing ed editoria tradizionale siano meno lontani di quanto possa sembrare. Non è un’eresia, basti pensare alla piattaforma su cui state leggendo adesso, Substack, oggi usata anche da giornalisti di fama internazionale che vogliono uno strumento più diretto per raggiungere il proprio pubblico.
Penso che l’editoria tradizionale porti tanti vantaggi agli autori (dal branding, alla personalizzazione nella fase di authoring di un libro, alle capacità di marketing e distribuzione). Ma alcuni aspetti del self-publishing, come la maggior trasparenza sulle vendite, una retribuzione più generosa per gli autori e una capacità di usare la tecnologia per ridurre problemi di magazzino e invenduto, possano essere un’ottima indicazione sulla strada da intraprendere per quelle case editrici che vogliono innovare!