5 talk illuminanti per data scientists, innovatori, manager... anzi, forse per tutti!
E qualche riflessione sul mare magnum di talk e interviste su YouTube
Intro
Ricordo molto bene i primi anni di YouTube.
Parliamo del 2005, quando per intenderci Nokia e Blackberry dominavano il mercato dei dispositivi mobile e non esistevano ancora cellulari touch (l’iPhone avrebbe visto la luce solo un paio di anni dopo).
Sembra un secolo fa, eppure questa startup riuscì a battere tutti i record dell’epoca: dopo 18 mesi dal primo video e a meno di un anno dal lancio ufficiale, YouTube fu infatti comprata da Google per la cifra spaventosa di 1,65 miliardi di dollari. Un importo incredibile per un business che generava circa 15 milioni di dollari di fatturato annuo, come notato da molti osservatori tra cui serpeggiava il dubbio che si trattasse di un passo falso di Big G.
Fast forward 16 anni, ed eccoci davanti ad un business che genera 30 miliardi ogni anno.
L’esplosione dei contenuti
La crescita di fatturato è andata in questi anni di pari passo con quella del numero di utenti, del loro engagement e della quantità di contenuti disponibili. E se ne potrebbe parlare lungamente: le statistiche su YouTube sono tante ed interessanti.
Penso però che basti un numero per dare il polso di quello che sta succedendo.
Ogni minuto vengono uploadate circa 500 ore di contenuti (ossia 30.000 minuti)
Aumenta la quantità di contenuti proposti e mediamente si diluisce la qualità di quello che viene fornito.
Ma con un po’ di fortuna e qualche suggerimento giusto (da persone in carne e ossa o dal misterioso algoritmo di recommendation di Youtube), ci si può imbattere in materiale eccellente, che fino a qualche anno fa era alla portata di pochi e sicuramente non fruibile con tanta facilità e velocità.
Propongo qui di seguito 5 interviste o talk che ho visto di recente e che ho trovato a vario titolo illuminanti, vuoi per l’originalità dei contenuti o per l’eloquenza degli speaker.
#1: Imparare le cose in profondità
Chi: John Carmack (con Lex Fridman)
La frase: What I did was all about this knowledge in depth, it was about not just having this surface level ability to make things do what I want [...] You can't know everything, but you should convince yourself that you can know anything1
Cosa ne ho tratto: Carmack è un mito per chi ha iniziato a usare un PC negli anni ‘90 (e non solo) e per chi è appassionato di videogiochi, essendo la mente di diversi motori rivoluzionari di rendering 3D.
In questa intervista ci dà tanti spunti utili: la riflessione che mi viene è che è sempre più facile avere una conoscenza superficiale di un qualsiasi argomento, ma padroneggiare e conoscere a fondo una materia rimane una questione difficile… ma fondamentale!
#2: Prendere decisioni come una campionessa di poker
Chi: Liv Boeree
La frase: Our egos tend to downplay the luck factor when we’re winning [...] While we shouldn't ignore our intuitions, we shouldn't overpriviledge them either2
Cosa ne ho tratto: In realtà c’è poco da stupirsi se una professionista del poker sostiene un approccio analitico a 360° al mondo che la circonda. E ho trovato molto divertente il tentativo di associare una percentuale alla parola “probabilmente”!
Il talk in realtà va molto oltre: è interessante la riflessione sul fattore “fortuna”, anche quando si è in un mondo di dati e probabilità come il poker ed è facile attribuirsi il 100% dei meriti di un successo
#3: Quale caratteristica delle startup serve alle grandi aziende
Chi: Steve Jobs
La frase: Teamwork is dependent on trusting the other folks to come through with their part without watching them all the time3
Cosa ne ho tratto: Si è scritto molto su Steve Jobs, nel bene e nel male, ma ci sono pochissimi dubbi sul fatto che abbia rivoluzionato il mondo in cui ci troviamo oggi. E in questo breve spezzone punta dritto su un tema chiave soprattutto per le grandi aziende: l’assegnazione di responsabilità individuali su prodotti e servizi (anziché comitati in cui la responsabilità è di tutti… e di nessuno). Esattamente come succede nelle startup.
#4: Le difficoltà del middle management
Chi: Simon Sinek
La frase: Most things break in the middle4
Cosa ne ho tratto: Sinek è un oratore brillante e coinvolgente, in grado di esprimere in maniera semplice alcuni concetti che chiunque abbia lavorato in una grande azienda ha toccato con mano.
In questo talk, spiega come il ruolo del middle-management sia il più difficile, in quanto deve coniugare esigenze diverse tra loro, dalla strategia alla tattica.
Il tema a mio avviso può essere facilmente esteso: tendiamo ad enfatizzare l’importanza delle idee e della visione (l’equivalente del top-management aziendale), ma quello che fa la differenza è la capacità di mettere a terra queste idee, di tradurle in qualcosa di concreto. È in questo che hanno brillato le Big Tech negli ultimi 20 anni.
#5: Il significato della vita (da un guru dell’AI)
Chi: Andrej Karpathy (con Lex Fridman)
La frase: [LF] It would be interesting if death is eventually looked at as a fascinating thing that used to happen to humans… [AK] I think it’s likely5
Cosa ne ho tratto: Rispetto all’ideale del genio rinascimentale, in grado di coniugare arte, scienza, ingegneria e filosofia (basti pensare a Leonardo), abbiamo una tendenza all’iper-specializzazione e ad una visione distinta di discipline che a prima vista sono molto lontane tra loro.
Ma è proprio così? Ingegneri e sviluppatori del XXI secolo sono solo dei tecnici?
Andrej Karpathy è senza dubbio un genio moderno (e tendo ad usare questa parola con grande cautela), responsabile del primo corso di deep learning a Stanford, fondatore di OpenAI e alla guida per quasi 5 anni degli sviluppi di Intelligenza Artificiale in Tesla. È un programmatore brillante, come si può vedere dal live-coding sul suo canale YouTube o dal suo Github… eppure proprio non sfigura anche quando si tratta di riflettere su tematiche esistenziali e filosofiche. Specialmente quando si tratta di parlare dell’impatto dell’AI - che lui conosce più da vicino di tanti altri - sul futuro dell’umanità.
Conclusioni
Penso che questi 5 talk siano un buon compendio di materiale di altissimo livello. Su ciascuno si potrebbe disquisire per ore.
Eppure ho spesso l’impressione che alcuni mezzi digitali siano visti un po’ come strumenti di serie B per acquisire (in)formazione di qualità, forse perché sono visti principalmente come forma di svago a fruizione veloce, una sorta di fast-food per la mente.
O forse perché, con miliardi di utenti al mondo e senza barriere all’ingresso, si muovono nella direzione opposta di chi ha una visione più elitaria del mondo.
Penso invece che, anche nel mare magnum dell’offerta digitale di piattaforme come Youtube, non sia raro imbattersi in vere e proprie perle.
In definitiva, la realtà mi sembra sempre più favorevole per chi vuole capire qualcosa in più, di qualsiasi argomento. Come dice John Carmack nel primo video che ho proposto, oggi c’è tutto quello che c’era 30 anni fa: ma c’è anche molto di più.
E tra questo, tanti nuovi modi di imparare e di acquisire informazioni, che si possono adattare sempre più a ciascuno di noi, al tempo a disposizione e al format preferito.
Ciò che ho fatto è stato tutto basato sulla conoscenza in profondità, sul non accontentarsi di avere quella conoscenza superficiale per far solo funzionare le cose […] Non puoi conoscere tutto lo scibile, ma devi convincerti che puoi conoscere qualsiasi cosa.
Il nostro ego tendente a sottovalutare la fortuna quando stiamo vincendo […] Anche se non dobbiamo ignorare le nostre intuizioni, non dobbiamo neanche sopravvalutarle.
Il gioco di squadra si basa sul fidarsi che le altre persone facciano la propria parte senza stare a guardarli ogni momento.
La maggior parte delle cose si rompe nel mezzo.
[Lex Fridman] Sarebbe interessante se la morte fosse vista in un futuro come una cosa affascinante che succedeva in passato agli esseri umani… [Andrej Karpathy] Penso sia probabile.